giovedì, settembre 14, 2017

Automobili, Telefoni, TV

"È uno strumento che facilita l’apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata. Se lasci un ragazzo solo con un tablet in mano è probabile che non impari nulla, che s’imbatta in fake news e scopra il cyberbullismo. Questo vale anche a casa. Se guidato da un insegnante preparato, e da genitori consapevoli, quel ragazzo può imparare cose importanti attraverso un media che gli è familiare: internet. Quello che autorizzeremo non sarà un telefono con cui gli studenti si faranno i fatti loro, sarà un nuovo strumento didattico". Così la Ministra1.

Parliamo dell'uso degli smartphone (e tablet) nelle aule scolastiche.

Non si può farne un discorso assoluto: aspettiamo la Circolare annunciata (nella medesima intervista), ma nel frattempo facciamo lavorare la nostra intelligenza.

Uno dei rischi della "liberalizzazione" dell'uso di smartphone in classe è senza dubbio la discriminazione sociale: nell'ipotesi in cui la Scuola non fornisca questi strumenti "uguali per tutti" (e finora non ci sono indizi in tal senso) non tutti gli alunni possono permettersi device di uguale potenza e ancora peggio non tutti gli alunni (famiglie) possono permettersi un telefonino per ogni figlio in età scolastica.

L'altro aspetto poco chiaro (e di non facile attuazione) è quello secondo cui gli studenti non si faranno "i fatti loro": le misure tecniche ci sarebbero, ma imporle di botto a tutte le scuole (ricordiamo, a partire dalle Elementari) sembra pura utopia. Inoltre, sorvolo sui rischi insiti in tutte le situazioni di BYOD, come sembra essere questa, e sulle considerazioni relative alla Salute fisica e mentale di soggetti molto giovani.

In definitiva, al netto delle Circolari, sulle quali mi permetto di esprimere qualche riserva, mancano tuttora:


  • i presupposti per una Scuola dell'obbligo equa e aperta a tutte le componenti sociali
  • i presupposti infrastrutturali
  • i presupposti formativi e informativi relativamente agli insegnanti e al personale scolastico in genere


Sembra quindi di essere di fronte a una mossa propagandistica (pre-elettorale?) senza grande futuro o con un futuro peggiore del "male" che si prefigge di superare.

Spero di essere smentito (davvero) nei fatti.

___
1 Intervista della Ministra Valeria Fedeli a Repubblica del 12 settembre 2017 
http://www.repubblica.it/scuola/2017/09/12/news/la_svolta_della_ministra_smartphone_in_aula_dico_si_sono_un_aiuto_-175262917/

sabato, agosto 19, 2017

Sanità e Salute

Devo registrare un fatto: dopo oltre cinque mesi dalla chiusura del Pronto Soccorso, è stata mantenuta la promessa dell'installazione di un apparecchio DAE (defibrillatore semi-automatico) all'esterno della (unica) farmacia del paese (mio precedente post qui).

In questi giorni si sta svolgendo l'annuale Palio dei Terzieri, che richiama molta gente, fra "indigeni" e turisti: le ambulanze in servizio localmente sono sempre due. Non ho notato particolari misure per la prevenzione di eventuali attacchi terroristici condotti con automezzi: speriamo bene.

venerdì, giugno 30, 2017

Corrispondenza di non amorosi sensi

Ieri ho fatto questa esperienza mistica di segnalare un disservizio al numeroverde di Poste Italiane (803.160).

Antefatto: da un po' di tempo ho notato, anche grazie alla tecnologia avanzata messa a disposizione dai fornitori (tramite i cosiddetti "porcali"), che le bollette delle utenze domestiche stentavano ad arrivare. Una è arrivata con quasi un mese di ritardo rispetto alla sua scadenza, un'altra è arrivata il giorno prima della scadenza, una terza non è ancora arrivata (per la verità ci sono ancora 10 giorni prima della sua scadenza).

Forte del fatto che ieri, giorno dei SS. Pietro e Paolo (ma che c'entra?) ne sono arrivate ben tre tutte assieme (quella scaduta, quella che scade oggi e un'altra che scadrà fra 15 giorni), ne ho dedotto che non poteva essere un problema dei fornitori, bensì era un problema di distribuzione postale.

Mi sono recato all'Ufficio Postale del paese (5000 anime) per esporre il caso alla Direttrice. La quale Direttrice, ahimé mi ha detto che lei non era (più) responsabile della distribuzione postale (wtf?), che invece dipendeva da un Ufficio sito a 39,1 km da qui, ossia 40 minuti di macchina (dati gentilmente forniti da Google Maps). Nonostante questa sfortunata circostanza, la Direttrice si è offerta di aiutarmi in due modi: 1) aggiungendo il mio nominativo e indirizzo su un quadernetto assolutamente ufficioso in cui lei registra questi disservizi (a quale scopo non è dato sapere), 2) fornendomi il sunnominato numeroverde 803.160 a cui sporgere formale reclamo.

Rinfrancato dalla convinzione che le cose stavano andando per il meglio (?), mi sono armato di telefono "fisso" ed ho chiamato il numeroverde sopra citato. Dopo i consueti innumerevoli passaggi sotto le Forche Caudine dei menu vocali, sono finalmente stato messo in contatto con un operatore. Devo confessare che non è stato agevole far comprendere all'operatore il senso dei mio reclamo. Eppure c'erano le ombre dell'interruzione di pubblico servizio e della sottrazione di corrispondenza, due ipotesi di reato mica tanto da ridere. Dopo aver chiarito che, se il mio reclamo non fosse stato accettato, mi sarei rivolto direttamente ai Carabinieri, ho finalmente ottenuto un "numero pratica" di cui però non conosco l'utilità pratica.

Non c'è verso: se malauguratamente i fatti si dovessero ripetere, andrò direttamente dai Carabinieri, senza perdere altro tempo in burocrazie non-statali.

lunedì, giugno 19, 2017

Puntura di APE

Dunque, dopo aver tanto sentito parlare di APE (non l'insetto, l'Anticipo Pensione), anche sospinto da qualche anima pia che ho come amico, mi ha punto vaghezza di vedere se mai potessi avvalermi di questa nuova misura assistenziale, dedicata (dice) ai disoccupati non ancora in pensione: date certe condizioni.

Siccome, leggendo il Decreto Legge, non mi erano del tutto chiare le condizioni, e siccome è prevista una procedura per la verifica dei requisiti da parte di INPS e altri Enti, ho pensato bene di tentare la verifica. Al più mi avrebbero risposto che non ne avevo diritto.

Parte prima, metodo fai-da-te. Ingenuo, credevo che, accedendo al sito INPS e cercando "ape sociale", avrei trovato la procedura che cercavo. Errore: la ricerca restituisce come risultato una scheda che descrive l'APE sociale, ma (al momento in cui ho eseguito la ricerca) non indica come iniziare la procedura. (vedi nota 1)

Parte seconda, il cittadino digitale: ho espresso il mio malumore via Twitter, indirizzando un po' a caso vari soggetti che avrebbero potuto aiutarmi.

Parte terza, putenza dei SM Manager della PA digitale: ho ricevuto risposta alle mie lamentele, con indicazioni abbastanza precise per raggiungere l'inizio della procedura di verifica. Non tutto funzionava alla lettera come indicato, ma con un po' di immaginazione e una discreta dose di smanettamento sono arrivato all'inizio.

Parte quarta, quando si dice "user friendly" non s'intende ciò che ho trovato. Il PIN fornitomi da INPS (dice) non era "dispositivo" (che vorrà dire?). Ripiego su SPID, parola magica che apre tutte le porte della PA, o almeno dovrebbe. Anche in questo caso, i miei dati anagrafici non erano completi: apparentemente mancava il numero civico, essendo indicato nei documenti da me forniti "via e numero civico" e non "via" e separatamente "numero civico", più altre quisquilie (il numero della Carta d'Identità, che -guarda caso- è identico a quello con cui sono registrato in SPID). Insomma, dopo una buona mezz'ora di smanettamenti, approdo alla pagina dei requisiti.

Parte quinta, a chi è diretta l'APE sociale. Le alternative (cito a memoria) sono: 1) disoccupato perché licenziato dall'azienda, con o senza giusta causa, ovvero 2) disoccupato perché ha concordato con l'azienda il licenziamento a norma della legge pincopallina (che sono andato prontamente a leggere, per poi scoprire che non era il mio caso), 3) altre fattispecie (lavori usuranti, accudimento di famigliari gravemente malati). Mancava appunto il mio caso: 4) disoccupato perché, dopo quasi 3 anni di Cassa Integrazione, non aveva i soldi per mantenere alloggio nella Grande Città e, una volta rientrato al lavoro nell'azienda che aveva inghiottito la sua vecchia azienda fallita, non trovando modo di raggiungere la nuova Sede di Lavoro, aveva rassegnato "volontariamente e unilateralmente" le dimissioni, prontamente accettate. Senza contare il particolare che bisogna comunque essere iscritti alle liste di collocamento (e aver esaurito gli assegni assistenziali da almeno 3 mesi senza nel frattempo essere morti di fame e sete), cosa che non avevo fatto perché chiedendo all'Ufficio di Collocamento mi avevano a suo tempo risposto "faccia come vuole, tanto è lo stesso". Infatti non è "lo stesso".

Per farla breve: forse saranno pochi i disoccupati che hanno a suo tempo rassegnato le dimissioni per motivi personali e successivamente non hanno più trovato lavoro (passati i 56 anni di età, la collezione di "Le faremo sapere" è molto vasta). Aggiungiamo che, secondo le attuali disposizioni, conseguenti la cosiddetta "Legge Fornero", dovrò aspettare altri 4 anni, fino al compimento di 67 anni e 4 mesi, prima di vedere i frutti di ciò che ho già maturato: la Pensione di Vecchiaia.

Per fortuna, sono tirchio e abituato a sopravvivere con poco. Per fortuna, soprattutto, c'è chi mi mantiene.

---
Nota (1). Successivamente alle mie rimostranze, pare che la pagina in questione sia stata aggiornata con un link che porta all'inizio della procedura. Sinceramente, dopo tutto quello che ho raccontato qui sopra, non ho avuto voglia di verificare: ci credo, bravi.

domenica, aprile 23, 2017

Il sasso nello stagno

Abbiamo fatto tutti, da piccoli, quel gioco di buttare un sasso nello stagno (fontana, laghetto, piccolo specchio d'acqua), e poi osservare gli spruzzi, il sasso che affonda e sparisce, le onde che si allargano man mano.

Con l'avvento della comunicazione online "aperta a tutti" (seriamente, diciamo: molto diffusa, molto seguita e senza troppi vincoli per chi comunica), è diventato di moda fare lo stesso giochetto con le "notizie", vere o false, cercando di attirare l'attenzione dei potenziali lettori, e spesso avendo l'intenzione di formare opinioni, di aggregare consensi.

Non è difficile, basta riferire (o costruire) una notizia che abbia una superficie scandalistica, a volte una mezza verità, un argomento capace di sollevare reazioni irrazionali in chi legge. L'argomento "not in my backyard" (non dentro il mio orticello) di solito funziona a questo scopo.

Risulta davvero difficile pensare che certe "storie" siano diffuse ingenuamente, senza pensare alla loro fondatezza e soprattutto alle conseguenze della loro diffusione. Prova ne sia il fatto che, messo di fronte ad argomenti razionali, chi le sostiene tende a difenderle contro ogni evidenza. Una volta si parlava di "falso ideologico", ed era un fenomeno relativamente raro, oggi purtroppo è un mare dilagante. Il nostro povero "stagno" è quotidianamente agitato da "sassi" gettati col solo scopo di provocare spruzzi e onde a non finire. Allora le reazioni tendono ad essere di due tipi:

1) cavalcare l'onda, aderire (o fingere) alle argomentazioni che hanno suscitato lo scandalo, per cercare di trarne qualche vantaggio, o al limite per cercare di non esserne travolti

2) azzerare tutto il flusso di informazioni (e perturbazioni) in ingresso, rinunciando così a restare in contatto con una realtà innegabilmente sempre più globalizzata.

Ambedue le reazioni sono, secondo me, negative. La prima per ovvii motivi morali (oddio, che parola pesante!). La seconda perché è una sorta di anestesia della sfera informativa dell'individuo. Entrambi abbassano il livello di coscienza e sviliscono quel poco di significato che ancora rimane attaccato all'esistenza umana.

Ancora una volta, vivere diventa faticoso: bisogna saper leggere, comprendere, analizzare ogni singola frase che arriva nel nostro agitatissimo "stagno" dell'informazione. Bisogna imparare a distinguere le onde create dal vento o dai pesci da quelle generate da qualche sasso gettato apposta.

martedì, aprile 18, 2017

i Promessi Defibrillatori

Contesto: nel paese dove vivo è stato chiuso il Pronto Soccorso, sostituito da una specie di ambulatorio H24 che non ha ovviamente a disposizione le tipiche dotazioni diagnostiche di un PS. Il territorio è in posizione collinare, distante da Ospedali e mal collegato da strade piene di curve e in cattivo stato di manutenzione. Il PS "più vicino" è raggiungibile con circa 40 minuti di macchina sulle suddette strade piene di curve(1). In peggiori condizioni si trovano altri paesi limitrofi, che facevano conto sull'esistenza del vecchio PS che non c'è più.

Dopo nemmeno 10 giorni dalla chiusura del PS, è accaduto un evento tragico quanto prevedibile: un'anziana signora ha avuto un attacco di cuore mentre era sulla piazza principale ed è deceduta prima dell'arrivo dell'ambulanza del 118, che si è materializzata dopo circa 20 minuti dalla chiamata. Nulla può essere addebitato al 118, che ha fatto ciò che ha potuto, accorrendo nel più breve tempo possibile. Purtroppo l'infarto se ne frega dei tempi tecnici necessari in questi casi.

Apprendo dal sito della comunicazione istituzionale del Comune che (dopo questo tragico evento) che "Si sta nel frattempo procedendo come Amministrazione Comunale, di concerto con AFAS già attivata nel mese di Febbraio scorso, all’acquisto di monitor defibrillatori che verranno collocati a breve nel sia nel capoluogo che nelle frazioni"(2).

Siamo quindi in attesa della installazione dei Promessi Defibrillatori (sembra un romanzo di Manzoni, ma purtroppo non lo è). Chissà per quale contorta volontà del Destino non è stato possibile pensarci prima, all'atto della chiusura del PS. Nel frattempo, chiederemo agli attacchi di cuore di concederci una tregua.

A margine, vorrei anche segnalare un altro episodio di questo mistero buffo che è diventata la Sanità italiana.
Causa diabete, utilizzo una di quelle macchinette per la misurazione "self service" della glicemia: un oggetto molto semplice da usare, che mi permette di tenere sotto controllo un parametro importante relativo alla mia infermità cronica. Grazie alle politiche sanitarie del passato, non ancora abolite dalla presente gestione, il Servizio Sanitario Nazionale mi concede un certo numero di reagenti per l'uso della macchinetta, da prelevare in Farmacia dopo opportuno iter burocratico. Ebbene, l'ultima volta in Farmacia mi è stato comunicato che presto (nel giro di un paio di mesi) quel tipo di prodotto non sarà più commercializzato, e sarà sostituito da uno del tutto analogo, che però prevede l'uso di una nuova e diversa macchinetta. Da acquistare a mie spese.
Ecco, a me sembra un tipico caso di sfruttamento di mercato "captive", detto anche "obsolescenza programmata": posto che la mia macchinetta funziona perfettamente, posto che non vorrei fare a meno di questo monitoraggio, l'industria farmaceutica (chi altro?) decide di fare cassa sulla pelle dei soliti ignudi: i malati, per di più cronici. Aggiungo che la posizione di monopolio di cui gode la suddetta Farmacia (è l'unica in paese, raggiungibile da chi come me non ha l'automobile) non mi consente di cercare alternative di "libero mercato", né di verificare se tali affermazioni abbiano un riscontro oggettivo. Non so ancora a quanto ammonti il mini-pizzo che dovrò sborsare (qualche decina di euro), ma immagino che diverse migliaia di malati si trovino nelle mie stesse condizioni. Ciò basta a quantificare il business, e soprattutto la modalità passivo-aggressiva di gestione di questo mercato assolutamente asservito agli interessi di chi ci guadagna.

Note:

(1) L'ho sperimentato di persona: il 118 in caso di coliche renali non interviene, ma consiglia di recarsi al "più vicino" Pronto Soccorso con mezzi propri, sulle suddette strade già ricordate.
 

mercoledì, aprile 05, 2017

autolettura triste

Oggi sono triste e parlo di cose tristi: bollette, roba così.

Magari qualcuno non se ne cura, ma sono convinto che per molti milioni di persone, compreso il sottoscritto, le bollette continuino a essere un problema. Piccolo, ma non trascurabile.

Primo passo: qualche anno fa, in nome delle privatizzazioni e del libero mercato, che da noi  è sempre mercato delle vacche da mungere, sono state "inventate" le tariffe cosiddette di "libera concorrenza" (con rispetto parlando per la libertà e anche per la concorrenza) o "libero mercato". Apparentemente, avrebbero dovuto portare vantaggi ai consumatori (di elettricità, acqua, gas soprattutto), rispetto alle tariffe che una volta erano fissate dallo Stato. Ben presto è risultato evidente che uno sconto iniziale veniva compensato da clausole che imponevano la permanenza con quei gestori e con quei contratti: ovviamente, nessuna società privata (o presunta tale) accetta di lavorare in perdita solo per acquisire clienti. Il gioco può durare sei mesi, massimo un anno, poi ci si deve rifare delle perdite e cominciare a guadagnare.

Secondo passo: i fornitori ex-monopolisti, una volta privatizzati in tutto o in parte, sono stati costretti a mantenere una modalità di contratto chiamata (chissà come mai) "di maggior tutela". In questo caso, le tariffe continuano a essere determinate da un Ente statale, che si presume lavori a difesa delle fasce più deboli (meno ricche) della popolazione. Ora sembra che questi contratti, entro il 2018, saranno aboliti per Legge, lasciando -forse- tipologie di tariffe simili a quelle "di maggior tutela", ma senza la tutela. Non si sa per quanto tempo.

Terzo passo: trasparenza nei consumi. Sorvolando sul particolare che i misuratori o contatori dei consumi sono installati e gestiti dai fornitori stessi, e che la formale possibilità da parte del consumatore di richiedere una verifica di corretto funzionamento rimane a pagamento, a carico del consumatore, per alcune forniture (elettricità e gas) ci si sta attrezzando per la cosiddetta tele-lettura. Il fornitore stesso "interroga" i suoi contatori da remoto, risparmiando sui costi degli omini che giravano (una volta) per eseguire le letture. L'altra splendida funzione, che viene demandata agli utenti, è la cosiddetta auto-lettura: l'utente stesso legge i contatori e comunica le letture al fornitore. E qui casca l'asino: questa semplice e ingegnosa procedura richiede che siano funzionanti una serie di infrastrutture predisposte dai fornitori, circostanza che come vederemo non è sempre verificata.

Mettiamoci dunque nei panni di un ipotetico utente che desideri comunicare l'auto-lettura. Perché dovrebbe farlo? Magari perché ha verificato che le letture "presunte" applicate dal fornitore in assenza di tele-lettura o auto-lettura sono sempre piuttosto "sovradimensionate" (sono andato a scuola di eufemismi!) rispetto ai consumi effettivi. Tanto poi una volta l'anno c'è il conguaglio (altro animale mitico che bazzica nel fantastico mondo delle bollette) che ristabilisce l'ordine delle cose. Vediamo dunque che cosa può fare l'utente. Se segue la via telematica, che sembra la più comoda, per prima cosa deve registrarsi al sito web (portale) del fornitore. Fatto ciò, troverà un'apposita pagina per comunicare i dati dell'auto-lettura. Molto spesso tale pagina si trova alla fine di un percorso di click abbastanza complicato, ma il nostro utente è paziente e alla fine la trova. Ovviamente, affinché l'auto-lettura sia considerata valida, deve essere presa in un ben definito intervallo di date, come stabilito dal fornitore. Capita che a volte queste date siano scomode per l'utente, perché magari cadono in periodi (Natale, Pasqua) in cui ci si occupa di altro, o si è in vacanza altrove. Capita che i sistemi di raccolta delle auto-letture telematiche non funzionino. Non c'è nessun impegno da parte del fornitore in questo senso: se il sistema funziona, tanto meglio. Se non funziona quando serve, non sono (apparentemente) problemi del fornitore. Anche nel caso in cui il fornitore abbia pianificato un cambiamento nelle sue infrastrutture informatiche, evidentemente non ci sono criteri di continuità da rispettare per la procedura di acquisizione delle auto-letture. L'obiezione è che l'utente può comunque comunicare l'auto-lettura telefonicamente, ad un numero verde. E qui si apre un altro capitolo dell'avventura del nostro utente.

Il nostro utente, una volta verificato ripetutamente che il sistema telematico di auto-lettura non funziona ("Riprovate più tardi" è il messaggio, senza una chiara indicazione che "più tardi" potrebbe essere misurato in mesi...), egli si arma di telefono "fisso" e compone il famoso numero verde. Come sa benissimo chiunque abbia usato uno di questi servizi, la risposta è automatizzata sulla base di una sequenza di scelte numeriche successive. Dopo la digitazione della serie di numeri nei vari menu, si arriva infine alla possibilità di comunicare l'auto-lettura. Ovviamente serve il "codice cliente" o altro codice numerico riportato in bolletta. Ammettiamo che il nostro utente si sia procurato diligentemente tale codice. Può capitare di sbagliare anche solo una cifra, e sarà il caso di ricominciare la chiamata da capo. Superato l'esame "codice cliente" arriva il momento di comunicare l'auto-lettura vera e propria. Può capitare (è capitato) che a questo punto, dopo che l'utente ha digitato i numeri, il sistema automatico comunichi che l'auto-lettura non verrà presa in considerazione perché per quel contatore è già attiva la tele-lettura. Che cosa pensa l'utente? Tralasciando cose che non si possono pubblicare, pensa di essere stato preso in giro, perché: 1) in bolletta poteva essere evidenziato il fatto, e invece si invitava ad effettuare l'auto-lettura; 2) una volta iniziata la trafila del numero verde, il sistema avrebbe potuto avvisare subito l'utente, e invece ha atteso fino in fondo che quest'ultimo fornisse una inutile auto-lettura. Fantastico, vero?

venerdì, marzo 24, 2017

Non è un paese per malati

Parlo del paese dove vivo: non il Terzo Mondo, e nemmeno un'area depressa dell'Italia. Un comune abbastanza "ricco" in una regione discretamente ricca, ma che non pone la necessaria attenzione al benessere dei cittadini, specialmente quando ciò non vada nella stessa direzione del business degli appalti (soprattutto nel campo edilizio e forniture di materiale).

Dopo anni di minacce in tal senso, da parte delle amministrazioni comunali e della regione, si è giunti al punto di rimuovere anche l'ultimo presidio sanitario di Pronto Soccorso (l'Ospedale era già stato smantellato da un pezzo, ma non dal punto di vista edilizio, come vedremo).

A questo punto, mi sento in dovere di stilare un piccolo decalogo per i miei concittadini che fossero colpiti da una patologia banale, ma invalidante e piuttosto frequente dopo una certa età.

Decalogo in caso di coliche renali.


1) se volete sentirvi dire di andare con mezzi vostri al "più vicino" Pronto Soccorso*, chiamate il 118: loro non vengono (*il più vicino P.S. si trova a 40 minuti buoni di macchina, collegato con una strada tutta curve e piena di buche: un percorso che in caso di coliche renali aiuta la dolorosa discesa dei calcoli!)

2) non rivolgetevi alla struttura fantasma che è stata messa in piedi per tamponare mediaticamente la chiusura del Pronto Soccorso: vi manderanno al "più vicino" Pronto Soccorso, sempre con mezzi vostri, facendovi perdere tempo prezioso

3) per tamponare la situazione dolorosa, potreste rivolgervi alla Guardia Medica, ma solo nei giorni ed orari in cui è attiva (di notte e nel weekend). Siate pronti a non dare in  escandescenze (fa male alla salute!) se il medico di guardia vi inviterà a recarvi con mezzi vostri presso la sua sede da cui non schioda il culo. In altri casi, a sua discrezione, il medico di guardia verrà a domicilio per farvi la famosa iniezione, però procuratevi l'altrettanto prezioso liquido e la siringa, perché è possibile che non li abbia con sé

4) tornando un paio di volte al "più vicino" Pronto Soccorso avrete diritto ad una ecografia (il problema sta nell'indovinare l'orario di apertura del servizio ecografico, che non è asservito alle emergenze del Pronto Soccorso)

5) dopo la diagnosi fatta dal "più vicino" Pronto Soccorso vi sentirete dire che c'è bisogno di un urologo (accipicchia! per una colica renale chi l'avrebbe mai detto!), però il "più vicino" Pronto Soccorso può prenotarvi la visita soltanto presso un ospedale a 200 km dalla vostra residenza, perché fa parte di un'altra ASL. Il che denuncia tra l'altro che l'Ospedale retrostante il suddetto Pronto Soccorso non dispone di un servizio di Urologia

6) infine, tornate dal vostro "medico di base" e fatevi prescrivere l'antidolorifico e la richiesta di visita urologica "urgente". Se fate presto, la farmacia sarà ancora aperta per l'antidolorifico. Invece, se è venerdì (e il vostro MdB riceve venerdì pomeriggio) per il CUP bisognerà aspettare lunedì

7) può capitare che, per soddisfare l'urgenza della visita urologica, il CUP vi indirizzi a quel famoso Ospedale a 200 km di distanza a cui avevate già rinunciato. Altrimenti può darsi che la visita urologica vada un po' per le lunghe

8) nel frattempo, se siete credenti, potete pregare affinché i dolori finiscano: prima o poi i calcoli scendono nella vescica e smettono di far male, salvo poi creare problemi per urinare. Se non siete credenti, potrebbe essere una buona occasione per convertirvi

9) se siete tentati di sporgere denuncia per omissione di soccorso o altri reati eventualmente ipotizzabili in relazione al vostro caso, potete farlo, ma aspettatevi tutte le contromosse ipocrite che in questi casi non mancano mai, e che vanno sotto il titolo: "negare l'evidenza"

10) la prossima volta che vi troverete in una cabina elettorale, non dimenticate quello che vi è capitato: ognuno ha le sue responsabilità, e il cittadino onesto ha pochi mezzi per far valere i propri diritti fondamentali

Il mio decalogo finisce qui. I lavori di ristrutturazione (?) dell'edificio dell'ex Ospedale invece sono iniziati a tutta birra, e aspetto di vedere in qualche bilancio il dettaglio delle spese e i criteri di assegnazione degli appalti. Come dite? Mi piacciono le barzellette? Ebbene sì, sono un buffone nato!

sabato, marzo 04, 2017

Sdolcinatio non petita

Abbiamo già parlato della cosiddetta "alternanza scuola-lavoro" (con rispetto parlando sia per l'alternanza che per il lavoro).

Giunge notizia che nientemeno il MEF ha ospitato studenti dei quattro più prestigiosi Licei di Roma (il Giulio Cesare, quello immortalato da Venditti, il Tasso, il Righi, da cui è uscito diversi anni fa nientepopodimeno che il Sig. Ministro, e infine il Talete) per due progetti nell'ambito appunto della suddetta A-S-L.

Non stupisce che tali progetti non abbiano contemplato attività lavorative propriamente dette, ma si siano svolti (a quanto si evince dal comunicato) in modalità conferenziali e di attività di problem solving di gruppo. Qualcuno potrebbe obiettare che queste sono esattamente attività lavorative, a livello dirigenziale medio-alto. E ciò non fa che confermare la sensazione elitaria che queste esperienze lasciano nell'animo di chi, invece, vive quotidianamente ben altre realtà scolastiche, lavorative e, perché no, di alternanza scuola-lavoro.

Insomma, come dice il proverbio, figli e figliastri. Chissà se un giorno i figliastri si sveglieranno, rifiutando il loro triste destino.

giovedì, marzo 02, 2017

Il PPA è qua, l'AFT addavenì

Continua la pagliacciata attraverso la quale la ASL a cui faccio capo, spalleggiata (per quanto riguarda gli aspetti propagandistici) dall'Amministrazione Comunale pretende di far passare l'abolizione del Pronto Soccorso per una miglioria del servizio.

Non sto a ripetere cose che ho già detto nel precedente post. Aggiungo solo qualche considerazione pratica.

Il Punto di Prima Assistenza (PPA) sembra essere una specie di infermeria in cui vengono trattati tutti quei casi che per un Pronto Soccorso sono "codici verdi" o "codici bianchi" del triage. In turno su 24 ore sono presenti un medico e un infermiere. Inoltre il PPA trasferisce al 118 tutti i "codici gialli" e naturalmente i "codici rossi", cosa abbastanza improbabile perché a questo normalmente provvedono direttamente i cittadini che assistono a un incidente o caso grave, senza perdere tempo a trasportare il paziente al PPA.

Il 118 dispone di numero un equipaggio (medico, infermiere, autista) con autoambulanza presso il PPA, che ovviamente viene utilizzato nei casi gialli o rossi di cui sopra. Il tempo limite dell'intervento del 118 su chiamata è stabilito in 30 minuti.

Di Guardia Medica non si è parlato. Sembrerebbe di capire che questo servizio sia stato assorbito dal PPA, ma in tal caso verrebbe meno quel minimo di assistenza domiciliare notturna e festiva che la Guardia Medica invece assicurava. Attendiamo precisazioni.

L'Aggregazione Funzionale Territoriale (AFT), invece è qualcosa (non meglio precisato) che coinvolge i medici del Servizio Sanitario di Base, la cui realizzazione però è soggetta alla contrattazione fra la Regione e i Medici medesimi, e non si sa quando, e se, e in che termini verrà realizzata. Come si diceva in discoteca anni fa: su le mani che esce il fumo!

Inoltre si parla di un generico potenziamento di tutte le visite specialistiche, ma non sono resi noti i tempi di questa fantastica trasformazione (il PPA invece è in vigore da subito).

Infine si accenna a "lavori di sistemazione" (tempo stimato dall'ASL un anno e mezzo), che permetteranno di raddoppiare i posti per la residenza assistita (anziani non autosufficienti) e aprire un reparto di riabilitazione per tutti i casi in cui ciò sia previsto (degenza massima un mese).

Questo ho capito leggendo questo post del Comune e guardando l'annesso video con l'intervista al capo della ASL.

Non so perché, mi ritorna in mente quel film "Amici Miei", in cui il compianto Ugo Tognazzi fa il discorso con la famosissima "supercazzola brematurata". Meglio ridere per non piangere.

mercoledì, marzo 01, 2017

Pronto? Soccorso! Pronto? Pronto?

Ieri sera mi è capitato sotto il naso su Facebook un articoletto del Sindaco del paese dove vivo, che cercava di convincermi (non solo me, tutti i suoi concittadini e potenziali elettori) che abolire il Pronto Soccorso, ultimo baluardo rimasto presso l'Ospedale abbandonato, è cosa buona e giusta.

Ho provato ad obiettare che mi sembrava un bel degrado dell'assistenza sanitaria, in un paese di muratori e di anziani.

Gli ho fatto l'esempio di un poveretto che (per ipotesi) ricorra al Primo Soccorso (così si chiamerà il presidio minimo che verrà messo al posto del Pronto Soccorso) perché cadendo si è rotto una gamba: l'ambulanza (perché ne è prevista solo una) lo accompagnerà in qualche Ospedale dove sarà ingessato. E fin qui niente di particolarmente drammatico, escludendo trauma cranico e altri problemi più gravi. Ma immaginiamo che poco dopo (questo è lo scenario che ho prospettato all'amato Sindaco) un anziano abbia un grave malore e si sospetti un infarto: l'ambulanza è fuori con quello che si è rotto una gamba, che cosa possono fare il medico e l'infermiere (uno solo con un infermiere, entrambi in turno h24)? Risposta: chiamare il 118 e far arrivare un'altra ambulanza (da dove? il paese mio sta su una collina* alta 500 metri, circondata da pianura e collegata con due strade piene di curve) che trasporterà il presunto infartuato in un altro ospedale.

Ciliegina sulla torta, la stessa coppia medico-infermiere (ricordiamo: uno e uno), essendo in servizio (in turno) per 24 ore, sostituirebbe l'attuale servizio notturno e festivo della Guardia Medica, che fino a ieri era abilitata ad intervenire anche a domicilio (la "strana coppia" invece immagino che non potrà abbandonare la sede provocando interruzione di pubblico servizio).

Tutto questo viene dato per scontato, senza indicare le motivazioni e le analisi (se sono state fatte) di tutta l'operazione. Per quanto riguarda le motivazioni, scommetto che si tratta di criteri di risparmio economico relativo al personale e ai mezzi (non)impiegati. Salvo che poi nello stesso piano si parli (a tempo debito) di attrezzare un servizio di Eliambulanza:  ciò significa lavori edilizi per costruire la piazzola di atterraggio dell'eliambulanza, che in ogni caso arriverebbe da lontano e (allo stato attuale) non è abilitata a viaggiare di notte.

In definitiva, tutta l'operazione mi sembra lontana dall'offrire servizi più razionali ed efficaci ai cittadini, e ha tutta l'aria di essere una scena del film: "Come perdere le elezioni amministrative in poche semplici mosse".




(*) citazione di una canzone dei Ricchi e Poveri (1971)

lunedì, febbraio 27, 2017

Alternative

Chi ha i figli in età da scuola superiore avrà sentito parlare di "alternanza scuola-lavoro".

Si tratta di una normativa compresa nella L.107/2015 ("La buona scuola"), che obbliga i ragazzi e le ragazze che frequentano la scuola media superiore a svolgere un certo numero di ore (400 ore negli istituti tecnici e professionali e 200 ore nei licei) di lavoro non retribuito, con modalità stabilite dalla scuola.

Come specifica il sito del MIUR:

L’estensione delle attività di alternanza anche ai Licei rappresenta un unicum europeo. Persino in Germania, con il sistema duale, le esperienze scuola-lavoro riguardano solo gli istituti tecnici e professionali.

Facciamo un esempio, tratto dalla vita reale: una ragazza di 17 anni lavora la domenica mattina (mica vorrete sottrarre tempo all'orario scolastico!) presso una libreria (privata), svolgendo compiti di sistemazione dei libri nelle varie sezioni della libreria.

Un altro esempio: durante le vacanze estive (sempre per non intaccare l'orario scolastico) si svolge un'attività di "creazione" di formelle di gesso, allo scopo di rivestire una parete del corridoio della scuola. L'attività comprende anche il trasporto (a mano) di sacchi di gesso dal deposito al laboratorio e l'installazione delle formelle sul muro anche tramite impalcatura (senza le comuni protezioni usate dai muratori).

Ancora uno: alcuni studenti sono dislocati (sempre in orario festivo) presso l'Ufficio del Turismo del Comune, con il compito di rispondere al telefono o ad eventuali turisti che si presentassero nell'Ufficio, anche nelle lingue straniere da loro conosciute.

Poiché è del tutto evidente che, al di là delle dichiarazioni, si tratta di lavoro minorile non retribuito, non normato e senza contributi previdenziali (per non parlare di assicurazione infortuni), ci si chiede come abbia potuto il legislatore prevedere tali attività palesemente illegittime e anti-costituzionali. E per quale motivo nessuno abbia finora pensato di opporsi per far abrogare o almeno modificare queste disposizioni.

Forse perché questa situazione agevola qualche strano concetto di capitalismo avanzato? Forse per far abituare i giovani all'idea che il lavoro di apprendistato, comunque declinato, deve essere svolto a titolo gratuito? Mistero.

In ogni caso, almeno per ora, non c'è alternativa alla cosiddetta "alternanza".





lunedì, febbraio 20, 2017

Fantasie

Proviamo a immaginare un prossimo futuro politico in Italia.

Diciamo che il PD si scinde in soli due pezzi:
  • PD-1 con Renzi & co
  • PD-2 con gli altri (non importa citare i nomi)
Chi si presenterà alle prossime Elezioni politiche (che siano a settembre 2017 o alla scadenza naturale, a primavera 2018), con le relative percentuali di voti:

  • PD-1
    •  30%
  • PD-2
    • 15%
  • M5S
    • 33%
  • SI
    • 7%
  • FI
    • 9%
  • Altri di destra
    • 5% (complessivamente)

A questo punto è lecito chiedersi come si formerebbe il nuovo governo.

Si potrebbe ipotizzare una coalizione PD-1 con PD-2: ma allora la scissione? che senso (politico) aveva? certamente una parte del PD-2 non sosterrebbe il Governo "di Renzi", e forse si andrebbe incontro a una ulteriore scissione. In ogni caso, difficilmente questo Governo otterrebbe il 40% dei seggi in entrambi i rami del Parlamento e dovrebbe inoltre fronteggiare tre diverse opposizioni (M5S, SI, FI+eventuali destre) per un totale di circa il 60% dei seggi, seppure politicamente abbastanza divisi.

Un'altra ipotesi sarebbe il Governo capeggiato da M5S: con quali alleati? Forse una piccola parte del PD-2, certamente non SI, e allora resterebbe FI con l'aggiunta dei seggi eventualmente conquistati dalle altre destre che fossero riuscite a superare lo sbarramento: comunque "peggio" di FI come alleati M5S. Però l'esperienza del Comune di Roma potrebbe aver insegnato qualcosa. Anche in questo caso le opposizioni (PD-1, gran parte del PD-2, SI) formerebbero un fronte ampio e nemmeno troppo eterogeneo politicamente.

Una terza ipotesi prevederebbe un Governo di unità delle "sinistre": PD-1, PD-2, con l'appoggio esterno di SI (nelle ipotesi fatte, 52%). Questo comporterebbe un certo immobilismo nelle scelte politiche, e una prevedibile difficoltà nella approvazione delle Leggi di bilancio.

Altre ipotesi non mi sembrano al momento visibili, a meno di modifiche sostanziali alla Legge elettorale. In ogni caso, sembrano scenari di ingovernabilità simili a quelli visti in Portogallo recentemente.

sabato, febbraio 18, 2017

Polis

Ogni tanto scrivo anche di politica, in senso stretto.

Ci sono alcune cose che vorrei mettere in evidenza.

Politica internazionale

L'avvento al potere di Trump ha risvegliato tutte le spinte guerrafondaie negli USA e le fazioni razziste, omofobe e dittatoriali in Europa, fino all'estrema destra neonazista.

La prospettiva di un intervento nucleare USA in Medio Oriente, o meglio in quella parte del M.O. più appetibile dal punto di vista petrolifero, non è certo immediata, ma si è fatta più vicina, quasi possibile. Sarà certamente una minaccia, da sfruttare diplomaticamente, ma non aiuta il già faticoso cammino mediorientale verso la pacificazione.

Politica italiana

Il clima del post-referendum è tutt'altro che sereno. I partiti politici, siano essi "tradizionali" o "nuovo che avanza", stanno manovrando in una campagna elettorale anticipatissima (si parla di elezioni nel 2018), ma agguerrita.

Sono ovviamente venute a galla le tensioni interne al PD fra le correnti simil-DC e quelle più seriamente "di sinistra". In questa contesa, si sono inseriti, credo strumentalmente, vecchi arnesi che intendono riciclarsi e cavalcare l'onda scissionistica (penso a D'Alema, ma anche a Bertinotti).

Economia

Limitatamente all'economia italiana, non si vedono benefici a breve termine, solo una serie di "stampelle" già fritte e rifritte negli anni scorsi (sgravi fiscali per le aziende, interventi sporadici a sostegno di situazioni drammaticamente insostenibili, niente a favore della generalità della popolazione non abbiente).

Società

Continua l'imbarbarimento generalizzato della popolazione, fondato ancora una volta sui media (specialmente TV, ma anche stampa tradizionale, salvo rarissime eccezioni) e rinforzato dal magico potere della tecnologia.

Computer, telefonini, internet onnipresente (almeno nei discorsi) contribuiscono non poco a distrarre dai problemi gravi e reali, facendo convergere l'attenzione sul gossip, sulle polemiche populiste (o anti-populiste), sui personaggi del momento, insomma galleggiando sulla superficie di una realtà complessa e sfuggevole.