martedì, aprile 18, 2017

i Promessi Defibrillatori

Contesto: nel paese dove vivo è stato chiuso il Pronto Soccorso, sostituito da una specie di ambulatorio H24 che non ha ovviamente a disposizione le tipiche dotazioni diagnostiche di un PS. Il territorio è in posizione collinare, distante da Ospedali e mal collegato da strade piene di curve e in cattivo stato di manutenzione. Il PS "più vicino" è raggiungibile con circa 40 minuti di macchina sulle suddette strade piene di curve(1). In peggiori condizioni si trovano altri paesi limitrofi, che facevano conto sull'esistenza del vecchio PS che non c'è più.

Dopo nemmeno 10 giorni dalla chiusura del PS, è accaduto un evento tragico quanto prevedibile: un'anziana signora ha avuto un attacco di cuore mentre era sulla piazza principale ed è deceduta prima dell'arrivo dell'ambulanza del 118, che si è materializzata dopo circa 20 minuti dalla chiamata. Nulla può essere addebitato al 118, che ha fatto ciò che ha potuto, accorrendo nel più breve tempo possibile. Purtroppo l'infarto se ne frega dei tempi tecnici necessari in questi casi.

Apprendo dal sito della comunicazione istituzionale del Comune che (dopo questo tragico evento) che "Si sta nel frattempo procedendo come Amministrazione Comunale, di concerto con AFAS già attivata nel mese di Febbraio scorso, all’acquisto di monitor defibrillatori che verranno collocati a breve nel sia nel capoluogo che nelle frazioni"(2).

Siamo quindi in attesa della installazione dei Promessi Defibrillatori (sembra un romanzo di Manzoni, ma purtroppo non lo è). Chissà per quale contorta volontà del Destino non è stato possibile pensarci prima, all'atto della chiusura del PS. Nel frattempo, chiederemo agli attacchi di cuore di concederci una tregua.

A margine, vorrei anche segnalare un altro episodio di questo mistero buffo che è diventata la Sanità italiana.
Causa diabete, utilizzo una di quelle macchinette per la misurazione "self service" della glicemia: un oggetto molto semplice da usare, che mi permette di tenere sotto controllo un parametro importante relativo alla mia infermità cronica. Grazie alle politiche sanitarie del passato, non ancora abolite dalla presente gestione, il Servizio Sanitario Nazionale mi concede un certo numero di reagenti per l'uso della macchinetta, da prelevare in Farmacia dopo opportuno iter burocratico. Ebbene, l'ultima volta in Farmacia mi è stato comunicato che presto (nel giro di un paio di mesi) quel tipo di prodotto non sarà più commercializzato, e sarà sostituito da uno del tutto analogo, che però prevede l'uso di una nuova e diversa macchinetta. Da acquistare a mie spese.
Ecco, a me sembra un tipico caso di sfruttamento di mercato "captive", detto anche "obsolescenza programmata": posto che la mia macchinetta funziona perfettamente, posto che non vorrei fare a meno di questo monitoraggio, l'industria farmaceutica (chi altro?) decide di fare cassa sulla pelle dei soliti ignudi: i malati, per di più cronici. Aggiungo che la posizione di monopolio di cui gode la suddetta Farmacia (è l'unica in paese, raggiungibile da chi come me non ha l'automobile) non mi consente di cercare alternative di "libero mercato", né di verificare se tali affermazioni abbiano un riscontro oggettivo. Non so ancora a quanto ammonti il mini-pizzo che dovrò sborsare (qualche decina di euro), ma immagino che diverse migliaia di malati si trovino nelle mie stesse condizioni. Ciò basta a quantificare il business, e soprattutto la modalità passivo-aggressiva di gestione di questo mercato assolutamente asservito agli interessi di chi ci guadagna.

Note:

(1) L'ho sperimentato di persona: il 118 in caso di coliche renali non interviene, ma consiglia di recarsi al "più vicino" Pronto Soccorso con mezzi propri, sulle suddette strade già ricordate.